Brasile: l’ascesa di Marina Silva è una conseguenza dei fallimenti e non del successo della sinistra
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Di Federico Fuentes
16 settembre 2014 – ZNet Italy – A due settimane dalle elezioni nazionali del Brasile del 5 ottobre la grande notizia è stata il significativo aumento dell’appoggio a Marina Silva, ex ministro di governo del Partito dei Lavoratori (PT) ed attivista ambientalista; alcuni sondaggi predicono che potrebbe vincere la corsa alla presidenza.
La presidente in carica e candidata del PT Dilma Rousseff, mantiene uno stretto vantaggio su Marina, ma le elezioni andranno certamente a un ballottaggio il 26 ottobre.
Se questo succederà, le indicazioni attuali sono che Marina ha una
probabilità di vincere, una notevole impresa dato che poco più di un
mese fa non era neanche candidata alla presidenza.
La sua candidatura è arrivata soltanto come conseguenza della morte
avvenuta il 13 agosto del candidato presidenziale del Partito Socialista
Brasiliano (PSB), Eduardo Campos. Avendo in precedenza assunto
l’incarico della vice presidenza come parte di un accordo tra il PSB e
il suo proprio partito non registrato, la Rete di Sostenibilità, Marina è
stata promossa a candidata alla presidenza.
Da allora le fortune del PSB nei sondaggi hanno avuto un’impennata: mentre Campos era al 10% questa cifra è più che raddoppiata appena Marina ha preso il suo posto. Recenti sondaggi danno Marina tra il 30 e il 35%, il che significa che il PSB ha messo da parte il principale partito di opposizione della destra, il Partito Social Democratico Brasiliano (PSDB), e attualmente si trova al secondo posto.
La politica di Marina
Marina non è una nuova arrivata nella politica brasiliana. La sua
formazione è stata quella di un’attivista ambientalista di vecchia data
che ha combattuto fianco a fianco con il leggendario Chico Mendes,
assassinato per la sua opera di propaganda in difesa della foresta
amazzonica.
Molti hanno considerato favorevolmente la sua nomina a ministro
dell’Ambiente nel primissimo governo del PT, guidato da Luiz Ignacio
Lula de Silva. Nel 2008, tuttavia, Marina si è dimessa dall’incarico
dato che il governo del PT si era impantanato in scandali di corruzione.
Tra i motivi che ha considerato per le sue dimissioni, ci sono state la priorità data dal governo allo sviluppo rispetto all’ambiente e l’opposizione interna alla sua posizione riguardo a problemi come i biocarburanti, le dighe idroelettriche e i cibi geneticamente modificati.
Nel 2010 si è presentata candidata per il Partito Verde e ha ottenuto nei sondaggi un notevole 19,4%. In seguito ha proceduto alla costituzione del partito denominato Rete di Sostenibilità (“Rede Sustentabilidade”), dichiarando che la formazione non era né di destra né di sinistra e che invece si focalizzava sulla creazione di un “nuovo” tipo di politica in cui le persone e l’ambiente, e non i partiti, erano più importanti di tutto.
Considerato tutto questo, non sorprende che gli ambientalisti e i progressisti disillusi dalle politiche “dello sviluppo” dei governi sudamericani di sinistra abbiano puntato su Marina come “forza principale per uno sviluppo economico sostenibile e per alternative all’estrattivismo * in tutta la regione.”
Tuttavia la realtà è che l’elezione di Marina provocherà verosimilmente
un cambiamento conservatore e non ecologista , nella politica
brasiliana.
Inoltre, la sua ascesa può essere in molti modi attribuita ai fallimenti
e non ai successi delle sinistre in Brasile, acominciare dalla sinistra
“anti-estrattivista”.
Si è discusso molto delle credenziali ambientaliste di Marina e dei
discorsi anti-sviluppo. Tuttavia, quando si tratta di politiche e di
programmi concreti, Marina offre poco in termini di un’alternativa
progressista al PT.
Il problema è che gran parte della sinistra anti-estrattivista, dato che
manca di un chiaro progetto strategico ed è accecata dalla sua ostilità
a quella che chiama la sinistra “favorevole allo sviluppo”, ha affidato
alla Silva le proprie speranze in maniera acritica.
Molti hanno già notato le analogie tra Marina e la destra del PSDB quando si tratta di politiche economiche. A sostenere questo c’è la loro opposizione condivisa all’intervento statale (o, come la chiama Marina, alla “ideologia dello sviluppo”) e alla fiducia nelle virtù del mercato.
In queste elezioni entrambi i partiti sostengono una maggiore indipendenza per la banca centrale, una maggiore ”casualizzazione” (modificare le pratiche lavorative in modo che i lavoratori regolari vengano reimpiegati su base casuale o a breve termine; traduzione della definizione del termine casualisation secondo The Free Dictionary, n.d.t.) del lavoro, misure per migliorare la redditività delle aziende, riduzione delle dimensioni del settore della finanza statale, riduzione drastica dell’eccesso di burocrazia, e miglioramento delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti.
Ci sono poi dei capovolgimenti che Marina, un’evangelica conservatrice ha fatto in termini di politica sociale, come eliminare dal suo programma il sostegno ai matrimoni tra omosessuali, e il diritto all’aborto.
Forse è stata prestata minore attenzione ai cambiamenti di Marina nel campo delle politiche ambientali.
Le ultime settimane hanno visto Marina tornare sui suoi passi rispetto ad affermazioni contro il petrolio, dicendo che qualsiasi governo continuerebbe a considerare come priorità il progetto di sfruttamento del petrolio in alto mare nella zona di formazioni geologiche dette pre-salt. **
Marina ha anche affermato che non si oppone più alle OGM. Ha anche fatto energiche campagne in favore del fatto che il Brasile produca biocombustibili, una cosa che alcuni movimenti ecologisti hanno denunciato non soltanto per il suo impatto negativo sull’ambiente, ma per il fatto che sottrae la produzione alimentare alle persone e la indirizza verso le macchine.
E mentre Marina ha rimandato molte licenze per la dighe idroelettriche mentre era ministro, ora le considera una sorgente vitale di energia.
Alla fine è difficile trovare qualsiasi argomento riguardo al quale si possa dire che la Marina “contraria all’estrattivismo” sia a sinistra del PT, anche rispetto alle preoccupazioni per l’ambiente.
L’appoggio di Marina
L’ascesa di Marina, può, tuttavia, essere anche attribuita ad altre sinistre del Brasile – la sinistra pro-PT e quella anti-PT – perché, indipendentemente dalle politiche di Marina, gran parte dell’appoggio che ha, proviene da settori che non si identificano con la destra e che non appartengono ai tradizionali settori conservatori.
La maggior parte dei sindacati e dei movimenti sociali del paese rimangono fedeli in misura diversa al PT. Questo si può dire anche di grandi sezioni dei poveri del paese che hanno tratto il maggior beneficio dai programmi di previdenza sociale del PT.
Allo stesso tempo, Marina evidentemente è stata capace di corteggiare sezioni della classe media tradizionale che storicamente sono state contrarie al PT e che vedono in Marina un’alternativa attuabile. Molti di coloro che continuano ad appoggiare il PSDB indubbiamente saranno dalla parte di Marina al secondo turno, se questo significa sconfiggere Dilma.
Tuttavia, i sondaggi indicano che una parte importante dell’appoggio a Marina arriva di 45 milioni di persone che costituiscono la categoria dei giovani di età compresa tra i 16 e i 33 anni che, molti dei quali hanno un livello altro di istruzione (almeno in confronto alla generazione precedente), ma che si trovano con lavori e in condizioni di vita precarie. Costituiscono un terzo dell’elettorato, hanno avuto poche esperienze con i sindacati o con la politica, e una maggioranza crede che il paese starebbe meglio senza i partiti politici.
Stufi della solita politica, era improbabile che questo gruppo venisse ispirato da politici tradizionali come il candidato del PSDB Aecio Neves, da Campos o anche da Dilma, dato che il PT viene sempre di più visto come parte del sistema.
D’altra parte, la condizione di “estranea” di Marina e il discorso della “nuova politica”, malgrado concorra con la lista dei candidati del PSDB e formi un alleanza regionale con altri partiti tradizionali, la ha trasformata in un’alternativa attuabile per molti di questi giovani.
I sondaggi che mettono in correlazione l’appartenenza politico con le intenzioni di voto, dimostrano che se Marina dovesse vincere al secondo turno vincerebbe non soltanto con l’appoggio dei votanti della destra, ma anche con quello di una maggioranza di elettori del centro e del centro-sinistra che insieme rappresentano il 48% dell’elettorato.
D’altra parte, Dilma manterrebbe soltanto un (grande) vantaggio tra gli elettori che appartengono alla sinistra.
Ruy Braga sostiene che è giusto supporre un grosso cambiamento di campo tra gli elettori giovani e il centro e quelli che si identificano con il centro e il centro-sinistra. Nel contesto del sistema bipartitico costituito, Braga sostiene che almeno una parte della base di sostegno di Marina dovrebbe essere considerata “una manifestazione elettorale di un progressivo desiderio di cambiamento.”
Sembra anche che le cose sembrano stiano così se consideriamo il fatto che queste elezioni derivano dalle massicce mobilitazioni che hanno scosso il Brasile a metà del 2013.
Scatenate dall’opposizione alla proposta di aumenti del prezzo dei biglietti dei trasporti pubblici, queste proteste si sono rapidamente moltiplicate e hanno cominciato a sollevare un insieme di problemi, come: l’espansione dei sevizi pubblici, l’anticorruzione, l’opposizione alla repressione della polizia e il sostegno a una maggiore indipendenza giudiziaria.
Due settori fondamentali all’interno di queste mobilitazioni di milioni di persone sono stati questo nuovo giovane precariato, e settori della classe media tradizionale che consideravano queste proteste un modo di indebolire il governo del PT.
Mentre è giusto far notare delle motivazioni alquanto dubbie di un
settore di queste proteste, è altrettanto vero che molte delle richieste
erano spinte da vere manchevolezze nel governo del PT.
Ironicamente, mentre il PT sosteneva che le sue debolezze erano
conseguenza di limitazioni imposte dall’attuale equilibrio di forze,
gran parte della sinistra del PT considerava le proteste una minaccia,
piuttosto che un’opportunità di fare pressione per avere un cambiamento
maggiore.
Nel frattempo, la sinistra contraria al PT continua a essere considerata
da molti dogmatica, irrilevante o poco diversa dallo stesso PT.
L’incapacità di entrambe queste sinistre di guidare queste mobilitazioni verso obiettivi positivi è un grosso fattore nella spiegazione dell’ascesa di Marina.
Nessuna di queste cose serve a dire che una vittoria di Marina rappresenterebbe un passo positivo in avanti per il Brasile, molto meno per il Sudamerica, dati i commenti negativi di Marina sul Venezuela e altri governi radicali nella regione.
Dovrebbero esserci pochi dubbi che un governo con Marina sarà a destra rispetto a qualsiasi probabile governo di Dilma.
Cionondimeno, le richieste e i desideri di coloro che forse alla fine voteranno per Marina sono legittimi, e la sinistra farebbe bene a pensare al modo in cui potrebbero convincere questo alleato naturale ad appoggiare una genuina proposta di cambiamento.
* http://asud.net/estrattivismo-o-ecologia
** http://www.innextbrazil.com.br/news.php?id=30
[Federico Fuentes collabora regolarmente a Green Left Weekly ed è uno degli autori di Latin America’s Turbulent Transitions: The Future of Twenty-First-Century Socialism [Le turbolente transizioni dell’America Latina: il futuro del socialismo del ventunesimo secolo].
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2014 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0